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Mi è stato detto….

Donatella Lisciotto

 

Mi è stato detto, e me lo sono immaginato, che nel momento della proclamazione, Accorinti andava a passo svelto, quasi correndo, verso Palazzo Zanca; poco lontano da lui, un uomo corpulento, a torso nudo, tatuato, faceva lo stesso, con la stessa falcata. Immagine evocativa e di grande suggestione. La Vara! Uniti, tutti, verso un nobile obiettivo, condivisione di una passione, libertà, fatica, lavoro.

Mi è stato detto, e me lo sono immaginato, che al momento della proclamazione a sindaco, un fiume di gente è entrato nel Palazzo, ridendo, piangendo, cantando e ballando. Su per la scalinata di marmo, una folla di colori, movimento, suoni di festa, una serpentina umana, unica, che si snoda nell’ampio spazio del Comune di Messina.

Mi è stato detto, e me lo sono immaginato, che da quando Accorinti è sindaco di Messina, la gente, passa davanti al Comune come per salutare qualcuno che stà a cuore, verificare se  è in casa; come se il Comune fosse diventato improvvisamente un luogo familiare, a cui ci si sente affezionati.

Mi è stato detto, e me lo sono immaginato, che da quando Accarinti è il nuovo sindaco di Messina, puoi vedere una bici posteggiata davanti all’ingresso principale: la bici del sindaco!!

Mi è stato detto e, me lo sono immaginato che se passi da piazza municipio alle 23.00 puoi vedere le finestre del Comune illuminate, come una Casa abitata, come quelle case che si accendono all’imbrunire, quando si prepara la cena.

Mi è stato detto e, me lo sono immaginato che quando alle 23.00 Accorinti esce dal Comune per tornare a casa, si sofferma a parlare con gruppi di ragazzi che lo aspettano seduti nella scalinata di piazza Municipio.

Mi è stato detto, e me lo sono immaginato, che al momento della proclamazione di Accorinti a sindaco di Messina, in molti hanno pianto di gioia, sì, pianto di gioia, e hanno gridato “finalmente, finalmente!”.
E siccome queste non sono parole a caso, se questo è accaduto ha un senso che dobbiamo capire.
Perché mai gli abitanti di una cittadina di provincia dovrebbero piangere di gioia per l’elezione del nuovo sindaco??…piangere di gioia è un atto impegnativo, più che piangere di rabbia e ancor più che piangere di dolore; piange di gioia chi si sente finalmente libero da una repressione.
Che cosa ha talmente oppresso la nostra gente? È possibile che in una semplice cittadina di provincia non ci si senta liberi?…tanto che l’elezione di un sindaco susciti un pianto di gioia accompagnato da cori liberatori (“finalmente, finalmente”!).
Perché la casalinga dell’isolato 13, il pensionato settantenne di Messina 2, lo studente che ha votato a destra, lo studente che ha votato a sinistra, l’esodato, l’alternativo, l’intellettuale impegnato, l’impiegato disimpegnato, il pescatore della feluca, PIANGONO DI GIOIA?…che cosa hanno fatto a questa cittadina di provincia e ai messinesi in questi anni? Perché qualcosa hanno fatto, non c’è dubbio, e qualcosa di molto crudele, e di oppressivo, e di invisibile, (anche no) altrimenti non si piangerebbe di gioia.
Alcuni non hanno pianto per la verità, ma hanno sentito sollievo, grande sollievo in mezzo al petto, come chi stà morendo d’infarto e viene rianimato.
Io sono felice che Renato Accorinti è il nuovo sindaco di Messina; nello stesso tempo ho grande tenerezza, e tristezza per la mia gente, perche’, oggi, il loro (e il mio) pianto, fa capire ineludibilmente, quanto abbiamo subito in tutti questi anni.
Il pianto della gente che ho visto sui video messi su youtube è, oggi, lo svelamento delle ingiustizie palesi, dell’ignoranza, dell’arroganza di uomini scadenti che hanno usato il loro potere per usi propri non curandosi del bene comune che non è solo l’amministrazione del territorio; bene comune è anche benessere della mente, dello spirito.
Gente scadente e sfacciata a cui dobbiamo il degrado che ci circonda e che ci ha invaso e infiacchito soprattutto dentro; questa gente, quando trafficava, mentre istruiva  al degrado i nostri figli ne allevava contemporaneamente l’inciviltà dei sentimenti, il Nulla, che, a volte, può essere peggio del male.

Questo si chiama repressione.

Che pena e che miseria abbiamo avuto!
Ora, Messina palpita come mai si era visto e ognuno nelle proprie case e nelle nostre strade, si sente un po’ più al sicuro perché più rappresentato, non deve subire impotentemente politicanti affaristi che badano al loro profitto.
Mi torna in mente l’immagine di ben altro sindaco che passeggia per le vie del centro della città: Lui sì che era elegantemente vestito, ben rasato, sorriso smagliante, distribuire saluti non richiesti ai passanti; come se uscisse di casa solo per far questo. Immagine agghiacciante.
Su fb un’immagine potente di un uomo in jeans e maglietta, con lui dei ragazzi, stessa andatura coraggiosa, diretta, decisa, sicura, incedono, vanno avanti sembrano inarrestabili.
Impossibile fermarli. E’ già vittoria.
Adesso si tenta di indurre alla vergogna chi cammina a piedi scalzi, (“per stare coi piedi per terra”), senza comprendere, ANCORA, il messaggio raffinato e al contempo semplice; l’uso della metafora che sollecita a pensare; si tenta di far passare ANCORA chi combatte per la verità per colui che manca di rispetto alle Istituzioni.