“ La Redazione Psicoanalitica affronta il tema dell’identità di genere, tema complesso e le cui sfaccettature, non ancora del tutto conosciute, generano spesso confusione e alimentano pregiudizi. Un approfondimento dal punto di vista clinico è indispensabile anche e soprattutto per un’adeguata diagnosi differenziale. Gli articoli che seguono sono stati realizzati grazie ad un lavoro di gruppo con gli studenti in psicologia che svolgono il tirocinio presso il Laboratorio Psicoanalitico Vicolo Cicala”
PINK & BLUE: e tu cosa sei costretto a subire?
“Amore: il più potente antidoto contro l’odio e il rifiuto dell’altro. Ciò nonostante, purtroppo, si è dimostrato quasi sempre inefficace nel caso di pazienti cronici affetti da omofobia, razzismo, sessismo e altre malattie del genere” Jean Paul Malfatti.
I modi tramite i quali viene attuata sono molteplici: si può partire da una “semplice” violenza verbale, fino ad arrivare ad atti che mirano alla vera e propria negazione dei diritti dell’altro. Nella storia dell’uomo si è sempre assisto al fenomeno discriminatorio, dal passato ai nostri giorni, dimostrando così come tali eventi siano solo meri ricordi che non sono serviti a nulla, come se fossero stati accantonati perché già successi poiché noi non siamo riusciti a imparare dai nostri sbagli. Infatti le varie tipologie di discriminazione aventi luogo nel passato stanno ritornando uguali e identiche a loro stesse al giorno d’oggi, cambiando solo le modalità discriminatorie e l’oggetto discriminato, esempio calzante potrebbe essere il ruolo della donna, fin da sempre stata vittima di una società a stampo maschilista, nella quale prima era ai margini mentre ora, nonostante si decanti l’uguaglianza dei sessi e l’importanza della donna, essa viene in egual maniera posta uno scalino sotto all’uomo.
Il principio di parità di genere, esplicato nella Dichiarazione Universale dei diritti umani, prevede che le persone ricevano pari trattamenti, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, indipendentemente dal genere. Dagli anni ’60, da quando le donne hanno preso pienamente coscienza dei propri diritti, anche attraverso la consapevolezza di loro stesse attraverso la psicoanalisi, la situazione è notevolmente migliorata, ma il raggiungimento di una piena uguaglianza a volte sembra ancora lontana da un punto di vista giuridico, lavorativo e sociale. Questa situazione sussiste ancora in nei paesi in via di sviluppo nei quali vige ancora una struttura patriarcale con la presenza di numerosi tabù. Ma anche in Occidente, seppur non così plateali come in altre zone del mondo, le differenze di genere continuano a persistere. Grazie anche ai movimenti femministi e politiche sociali paritarie, il divario si è assottigliato ma non è sparito del tutto come abbiamo detto precedentemente. Non è sempre detto che nei processi decisionali su questioni politiche, sociali ed economiche, le donne hanno meno voce in capitolo rispetto agli uomini. Esistono ancora nazioni in cui alle ragazze è vietato l’accesso all’istruzione, oltre che la possibilità di partecipare alla vita politica e lavorativa del loro Paese. Altre società, invece, considerano le donne come semplici premi da vendere al miglior offerente trasformando così la figura femminile in una donna-oggetto.
Come ci ha dimostra la Cortellesi, nel monologo interpretato durante la serata dedicata al David di Donatello nel 2018, questa discriminazione di genere può avviene anche nei modi più banali, come ad esempio al livello linguistico, in maniera però totalmente inconsapevole, dimostrando che tale tendenza è profondamente radicata nella nostra società. Modificando il genere di una semplice parola, si passa da un campo semantico che indica l’effettivo contenuto del sintagma, ad un altro, in quanto lo stesso sostantivo femminile viene interpretato, in maniera automatica, in modo dispregiativo nei confronti della donna.
Purtroppo al giorno d’oggi è una pratica comune utilizzare tali termini per andare a svalutare la figura femminile soprattutto se si pensa che tali insulti hanno solo ed esclusivamente valenza femminile. Esistono una moltitudine di aspetti nei quali la donna viene sempre e continuamente sminuita come nella differenza di salario che si aggira intorno al 23% in meno, o all’idea che la donna per essere tale debba spettare il ruolo di madre e il non esserlo la renderebbe meno donna.
Tale discriminazione va così a delineare nella mente dell’uomo un’immagine della donna passiva e di propria appartenenza, facendogli così credere di potersi permettere tutto ciò che egli desidera, arrivando all’atto ultimo di negazione del diritto alla vita stessa della donna. Tutto ciò ha configurato negli anni una sorta di “giustificazione” per una qualsiasi aggressione, sia verbale che fisica, con frasi del tipo:
Passa così il messaggio che l’uomo sia libero di comportarsi come meglio crede e, nell’eventualità dovesse succedere qualcosa, la colpa è solo ed esclusivamente della donna, ma la realtà è solo una:
Il consenso è l’elemento centrale per distinguere la violenza da ciò che non lo è in ambito sessuale. Questo discorso è valido anche nei rapporti di coppia, essere sposati, conviventi o fidanzati non da nessun diritto se l’altra persona non acconsente. I vestiti che una persona indossa o gli atteggiamenti che assume, non sono una giustificazione per chi compie un qualsiasi tipo di violenza.
Come detto precedentemente, tutti siamo soggetti a qualsiasi tipo di discriminazione, compresi anche gli uomini. Quest’ultimi sono soggetti a discriminazione da parte delle istituzioni, infatti solo gli uomini sono obbligati al servizio militare (in Italia attualmente sospeso, le donne possono fare le soldata, ma i nomi dei soli ragazzi vengono schedati per l’eventualità di una guerra), inoltre, le donne possono andare in pensione prima degli uomini (ancora oggi in Italia) ed infine, esistono centri anti-violenza solo per le donne e spesso sono gestiti da femministe che in alcuni casi sfortunati vengono usano per calunniare gli uomini. La figura maschile inoltre viene fortemente discriminata anche dalla magistratura civile: nella maggior parte dei casi la donna chiede il divorzio ottenendo l’affidamento dei figli, la casa coniugale e l’assegno di mantenimento, solo in pochissimi casi il padre riesce ad ottenere quello che riescono ad ottenere le madri. La situazione che si viene a creare, mette l’uomo in una situazione particolarmente delicata, tanto che vi è stato un aumento dei suicidi successivi al divorzio. Altro aspetto collegato alla magistratura che fa emergere ancora di più queste discriminazioni, è correlato alla giustizia penale, in quanto le pene inflitte agli uomini sono più lunghe e dure, un esempio sono gli infanticidi, infatti, in ugual casi di infanticidio, solo un quarto delle madri infanticide è in carcere mentre lo sono i tre quarti dei padri. Questa così influente differenza di genere fa riferimento a pressioni sociali imposte agli individui. Nella società odierna infatti tutti gli individui sono costretti a rispondere a tali pressioni e /o vincoli. La natura di quest’ultimi varia, dal classico principio di realtà, si può arrivare alle pressioni sociali, esse sono le forze che un gruppo esercita sui singoli alterandone percezioni, opinioni, atteggiamenti e comportamenti. La maggioranza porta così il singolo a un processo di omologazione e annullamento del Sé, obbligandolo a costruirsi un alter ego fittizio per non incorrere nell’esclusione sociali o atti discriminatori. Vengono così dunque a delinearsi sin dalla nascita i primi vincoli, che appunto, fanno riferimento al sesso biologico del nascituro.
Ciò che ci possiamo augurare, è che un giorno tutti siano liberi di fare, dire ed essere ciò che realmente sono, senza il timore di doversi omologare allo standard richiesto, dove il genere viene accantonato e la persona viene valutata per la propria totalità e validità.
Julia Trifiletti Alessio Codispoto
Frammenti di cambiamento
L’amore non si può definire attraverso un concetto universale. Il vero amore è quello che rende liberi e ci fa sentire migliori. Molto spesso sembra che sia l’amore a scegliere noi e ci capita di sentire le farfalle nello stomaco ancora prima di aver deciso di amare una persona. L’amore non è una scelta non si può misurare né contenere, ed è proprio qui che risiede la sua essenza. Sappiamo che l’amore è chimica, ed è causato da dinamiche ormonali e fisiche, mentre a livello psicologico sappiamo che la cultura e il
periodo storico in cui nasciamo, oltre alla storia personale di ciascuno di noi, possono influenzare l’idea del nostro partner ideale o di chi ci innamoriamo. Ma quel che capita quando capiamo di amare una persona non è comprensibile poiché dobbiam cercare di preservarne il lato magico e riservato che esso ci può donare. Il film diretto da Tom Hooper “The Danish Girl” è un esempio di assoluta delicatezza e intensità che permette di leggere l’amore vero e puro, una storia di amore profondo oltre ogni limite, oltre ogni paura. Questo amore ispirato al romanzo autobiografico “Man in to women”racconta la storia del primo trasgender al mondo l’artista Einar Wegener.
La storia si sviluppa nell’evoluta Copenhagen degli anni Venti, dove vive una coppia di pittori Gerda ed Einar Wegener. Gerda vive continuamente oscurata dalla celebrità del marito Einar, paesaggista di talento. Nonostante la rivalità artistica, i due vivono sereni la loro storia d’amore fondata su rapporto solido e sincero. Gerda sottopone alcuni suoi dipinti ad un famoso gallerista che li rifiuta, suggerendole di ricercare un soggetto più originale, suo. Nel frattempo dovendo completare il dipinto di una ballerina, chiede al marito di posare per lei. Dapprima Einar imbarazzato, si rifiuta, per
poi accettare con un pizzico di piacere e curiosità. Einar con la delicatezza dei lineamenti del viso, vestito da donna, risulta molto attraente, tanto che Gerda rimane turbata. Da quel momento i travestimenti femminili di Einar diventano un gioco di coppia. Gerda mettendo su tela Einar, guadagna successo, producendo una collana di produzione artistica straordinaria. Einar nei panni della modella, assume automaticamente movenze femminili e scopre quanto gli vengano naturali. Iniziaquest’avventura quasi per gioco riscoprendo se stesso nelle movenze di un’altra fisicità, quella femminile. E’ così che nasce Lili Elbe, l’alter ego che ha soffocato dentro di se sin dall’infanzia, che emerge, scompigliandone l’esistenza, fino al punto di non ritorno. L’amore profondo per il marito spinge Gerda a comprenderne tutto il tormento interiore, che nasce dalla ricerca di un identità diversa da quella prigioniera, in un corpo che non sente suo. Con la speranza che il marito possa essere finalmente se stesso, Gerda lo accompagna da tantissimi specialisti che consigliano il ricovero immediato del marito. Fortunatamente grazie al dottor Warnekros sembrano ritrovar le speranze, avendo conosciuto altre persone infelici come lui, gli prospetta la possibilità di cambiare sesso, attraverso un intervento molto rischioso e mai tentato prima. Einar, coraggiosamente, con a fianco Gerda, decide di sottoporsi. The Danish Girl fa riflettere molto sull’identità e genere. L’identità riguarda quell’immagine che ciascuno ha di se e l’immagine che gli altri hanno di noi. Quando queste immagini non coincidono si soffre. Generalmente si tende a diventare come gli altri vogliono sviluppando un falso sé, che conduce allo smarrimento del senso di se. L’individuo tende a sentirsi estraneo in autentico, come se vivesse la sensazione di recitare una parte. Winnicot stesso parlò della teoria del falso se, affermando che il bambino fin dalla nascita ha una visione di se che corrisponde al modo in cui lo vede la madre. Impara a identificarsi come genere umano attraverso la sua figura, staccandosi a poco a poco da essa, e non le resta altro che adattarsi a questo cambiamento. Il bambino inizierà man mano a compiere gesti spontanei che fanno parte della sua individualità. Se la madre accoglierà questi gesti il bambino sentirà di essere reale, se vengono ignorati il bambino sperimenta una sensazione di irrealtà. Quando questa interazione viene a mancare si avrà una rottura della continuità esistenziale. Il bambino tenderà a nascondere il suo vero per proteggersi mostrando solo quello che per così dire, sua madre vuole vedere. Nel caso di Lili la potenza dell’amore da parte di Gerda, è così forte da superare ogni pregiudizio e pensiero al punto che continuerà ad appoggiarla, rendendo Lili Libera di essere se stessa. L’appoggio da parte della moglie è fondamentale per Lili che, durante e dopo, le varie operazioni per cambiare sesso, sarà duramente provata da un mix di emozioni miste tra lo sconforto e la voglia di continuare nonostante la poca fiducia nei confronti del medico. Ai tempi un intervento del genere molto probabilmente veniva considerato un abominio tant’è che solo un medico si mise a disposizione delle volontà di Lili.(Anche se molto probabilmente la sua era solo voglia di sperimentare e non di aiutare Lili, viste anche le varie vicissitudini a seguito dell’intervento). Ai giorni d’oggi, l’opinione pubblica, considera queste tematiche dei tabù spesso alimentando paure e concetti privi di fondamento. Il cambiare sesso avviene quando una persona si rende conto, semplicemente guardandosi allo specchio, di non riconoscersi nella propria identità sessuale, e cerca di porvi rimedio tramite una trasformazione fisica. La transizione è un processo molto complicato non solo per i vari interventi chirurgici a cui un uomo/donna deve sottoporsi, ma anche per la propria psiche, il proprio percorso e la voglia di cambiare sono decisioni talmente importanti da diventare invalicabili. In alcuni casi le pulsioni sono presenti fin dall’infanzia, i genitori ad esempio vedono i figli maschi giocare con le bambole, o le femmine con le macchinine, o anche nell’adolescenza, con la scelta degli abiti. Si tratta comunque di una scelta molto dolorosa e non facile. Il desiderio di cambiare sesso è sopito nell’individuo e solo dolo la transizione è possibile trovare una piena serenità, riconoscendosi in quel corpo tanto desiderato. È una tematica molto importante da affrontare soprattutto, in giovane età, poiché nel momento stesso in cui un ragazzo decide di indossare abiti e make-up femminili, o viceversa, chiuso nella propria cameretta, vive nel proprio mondo, provando paura nell’esporsi per quel che realmente sente di essere. L’aspetto psicologico non è da sottovalutare poiché molti ragazzi non trovano la forza e il coraggio di affrontare l’argomento con genitori e amici, per paura di non trovare comprensione o di essere accettati. Spesso di fronte alla negazione genitoriale, i caratteri più fragili tendono a compiere gesti estremi, come l’abbandono del nido familiare o il suicidio. .Nella società odierna, alcuni considerano queste persone “contro natura”, solo perché non riescono ad accettare che ogni essere umano è libero di esprimere ed essere se stesso, e lottare così tanto per raggiungere la propria identità è motivo di forte orgoglio. I transgender non sono contagiosi, non cambiano se si reprimono fortemente, non sono perversi affetti da pulsioni distruttive, ma solo persone fortemente provate dalla vita. Ci vuole coraggio, ai giorni nostri, quel coraggio di sbocciare in una società “chiusa” , solcare i cieli per volare in questo mondo, che cerca in tutti i modi di renderci tutti uguali, di manipolarci attraverso i pregiudizi che loro stessi generano, solo per ledere la nostra voglia di esser liberi.
Speranza Alessandra
Redazione Psicoanalitica Vicolo Cicala
Fonti :
– https://fulviaceccarelli.it/cinema-e-psicologia/the-danish-girl-di-tom-hooper/
– https://www.comingsoon.it/film/the-danish-girl/52800/scheda/
– http://www.quipsicologia.it/hai-paura-di-cambiare/
– https://www.monicaromano.it/transgender/
Incontro sabato 7/12/2019 – “Insulto sociale”
Videochiamata di gruppo con G. R., 24 anni, testimone del proprio percorso pluriprospettico attraverso il cambio di sesso.
Dai contenuti emersi da questa esperienza abbiamo potuto estrapolare: aspetti legati alla sfaccettatura puramente pratica e terapeutica della transizione, aspetti di carattere psicologico, affettivo, emotivo e infine aspetti contestuali. Sono state prese in esame diverse dimensioni del vissuto di G., principalmente concernenti il periodo del cambiamento, durato dai 19 ai 22 anni all’incirca; innanzitutto ci ha serenamente trattato e spiegato in modo esaustivo le dinamiche prettamente terapeutiche, interventistiche, di convalescenza, burocratiche, di un mondo a noi in gran parte sconosciuto; narrando anche del suo viaggio a Bangkok, dove è avvenuto l’intervento effettivo. Questo iter è stato descritto in parte come tragitto costellato di stati d’animo angoscianti previo il suo inizio. Un elemento positivamente sorprendente è ricollegabile al pieno supporto e all’accettazione ricevuta dalle figure di riferimento e dall’ambiente circostante, della famiglia e dei pari specialmente. In questo senso, G. racconta la sua esperienza soggettiva, come una parentesi di sofferenza e debolezza fisica e psicologica, volta in conclusione al senso pieno di benessere e di serenità; la forza di volontà e il coraggio l’hanno avvicinata materialmente e progressivamente alla sua consapevolezza intrinseca e soggettiva, allontanandola dalla depressione e dall’idea recondita di gesti distruttivi, come dal suicidio stesso. Questo meraviglioso viaggio, all’insegna di un desiderio autentico, è giunto ad un duplice lieto fine: la riscoperta di sé e l’innamoramento; G. ci mette al corrente della sua attuale situazione sentimentale, resa possibile dall’assestamento interiore conquistato, che vive affianco ad un ragazzo bisessuale, con il quale contatta un senso di accoglienza e al quale associa indirettamente la sua “parte maschile”. Come accennato nelle prime considerazioni, l’aspetto di contorno socio-relazionale, tradizionalmente costernato di mancanza di riconoscimento pieno o parziale verso coloro che effettuano un cambio di sesso, nella storia di G. è caratterizzato da una quasi completa assenza di retaggi sociali stereotipati. Questo aspetto di natura fortemente riflessiva, porta alla consapevolezza di una posizione pregiudizievole di una maggioranza ancorata alla “normalità”, seppur in modo involontario e inconscio. Ad onor di ciò, meraviglia la forte presenza dell’elemento empatico, dell’apertura mentale e dell’identificazione di cui è intrisa l’esperienza esistenziale della protagonista, testimone di un processo di condivisione e accettazione da parte dei nuclei di appartenenza.
Che non sia, dunque, che questa stessa meraviglia, sia l’elemento fuori posto all’interno di un complesso di storie, tutte allo stesso modo importanti, tutte allo stesso modo umane?
In questa parentesi di riflessione condivisa, sono emerse diverse tematiche legate alla sessualità, differenziata dalle correnti socio-transitorie come la moda e i fenomeni di compiacimento dei pari o di anticonformismo, oltre che di ordine psicopatologico. L’attenzione è stata rivolta principalmente alla concezione di individualità, spesso in contrasto con le aspettative del contesto rivolte ai desideri di ordine soggettivo, esistenziale e sessuale; in modo perfettamente pertinente, G. stessa commenta con una considerazione di ampie vedute sulle varie sfaccettature della femminilità, di cui lei ne è emblema. il nucleo principe in questo contesto si propone di essere, dunque, la libertà individuale nel senso pieno del termine, nonché il principio di benessere; entrambi scevri dall’intenso condizionamento sociale, che si afferma con stereotipi e generalizzazioni sulla scissione di genere e sui tabù sessuali (pornografia e masturbazione di attribuzione tipicamente maschile, disinibizione e connotazioni angeliche tipicamente femminili). Questo processo di affermazione convenzionale genera nella nostra realtà di appartenenza un’accondiscendenza e un’automatizzazione di tali schemi mentali; l’individuo, matrice e bersaglio di tali forze, interiorizza ed elabora i suddetti contenuti distorti tramite un movimento interno, che viene proiettato e amplificato nei macrofenomeni sociali. Si necessita, in ultima analisi, di una controspinta di complessificazione, problematizzazione, sensibilizzazione e rottura dei canoni, di contro ad un approccio riduzionistico di marchiatura dell’identità; in quanto questa richiede un uso cauto delle definizioni, delle etichette e delle attribuzioni.
Destito Maria Ilenia